Acqua minerale non beviamoci tutto quello che dicono

Tappatevi il naso e trattenete il respiro: si parte per un piccolo ma istruttivo viaggio nel mondo delle acque minerali. Iniziamo provando insieme ad imparare un paio di regole e a sfatare un paio di bufale. La prima regola è: beviamo l'acqua del rubinetto.



Spesso l'acqua di casa è migliore e più sicura di quella in bottiglia; al massimo possiamo comprare un depuratore (bastano €100,00!) da applicare al nostro rubinetto (soprattutto per eliminare il cloro e i possibili residui dovuti alle nostre tubature un po' vecchiotte...). Seconda regola: non beviamo solo quando sentiamo lo stimolo della sete. Il meccanismo di controllo della sete è si molto efficiente (a differenza dei meccanismi di regolazione della fame che purtroppo non sono altrettanto precisi) ma dovremmo provare a bere circa 2 litri di acqua al giorno . Prima bufala: si sente sempre di più nelle pubblicità che alcune acque fanno bene alla salute (spesso lasciando sottintendere che altre acque fanno meno bene). Noi tutti sappiamo che il nostro corpo è composto per il 65% di acqua, che è quindi l'elemento fondamentale per la vita; è quindi chiaro che bere l'acqua fa bene!

 Il problema è che, come vedremo fra poco, ci sono moltissimo tipi di acqua e bisogna saper scegliere; se poi si è malati è sempre meglio chiedere consiglio al medico piuttosto che a Del Piero... Inoltre ai fini salutistici è necessario semplicemente bere la quantità minima d'acqua che serve a mantenere il corretto equilibrio idrico nel corpo. Seconda bufala: l'acqua povera di sodio fa dimagrire. Sarà vero? Prima di tutto al massimo fa “sgonfiare” e non certo dimagrire. Poi la dose quotidiana di sodio per il corpo umano è di circa 2,4 grammi, mentre nella dieta occidentale vi è un apporto quotidiano medio di 5 grammi. Facendo qualche conto, risulta evidente che la riduzione di apporto di sodio con un'acqua iposodica è trascurabile. Ad esempio, bevendo due litri al giorno di un'acqua che contiene 50 mg di sodio per litro, si ingeriranno soli 100 mg di sodio, ovvero meno del 4,2% del valore consigliato. Passando ad un'acqua con soli 5 mg di sodio, il risparmio su due litri sarà appena di 90 grammi, ovvero di solo il 3,75% dell'apporto massimo quotidiano.

Per ridurre l'apporto di sodio nella dieta, quindi, è inutile bere costosa acqua minerale iposodica: l'unica strategia utile è ridurre il sale da cucina utilizzato nella preparazione dei pasti. Come conseguenza diretta, anche sperare di eliminare l'acqua con l'acqua, cioè di ridurre la ritenzione idrica con un'acqua iposodica, appare poco scientifico. Cerchiamo ora di imparare a conoscere e, quindi, a scegliere l'acqua in base alle nostre esigenze. Ogni acqua contiene in soluzione quantità più o meno grandi di sostanze inorganiche (talvolta anche organiche), solide o gassose.

Il termine "acqua minerale" non indica semplicemente un'acqua in cui sono disciolti dei minerali, bensì l'aggettivo "minerale" possiede un significato più complesso, in quanto tende a considerare le azioni terapeutiche correlate alla mineralizzazione. In pratica queste acque contengono sostanze come il calcio, il sodio, il potassio, i bicarbonati, i solfati, il fluoro ed altre ancora, in percentuali tali da svolgere un ruolo biologico importante. La distinzione principale si può operare in base alla quantità e alla qualità dei sali contenuti. Ogni sale, infatti, ha un'azione specifica sulla salute in rapporto alla dose.

In base alla quantità totale di sali (indicata in etichetta come "residuo fisso a 180 gradi"), le acque minerali vengono distinte per legge in Italia in quattro categorie. Acque minimamente mineralizzate: sali inferiori a 50 mg/l. Rappresentano circa il 9% delle acque minerali italiane in commercio e sono quelle con il minor contenuto assoluto di sali e quindi il loro assorbimento per via gastrica è rapidissimo. Queste acque determinano un marcato aumento della diuresi e trovano la loro principale indicazione nella cura della calcolosi delle vie urinarie. Interessante è il loro uso in pediatria, per la ricostituzione del latte in polvere: infatti queste acque non modificano il contenuto salino del latte e quindi non sconvolgono una formula accuratamente studiata. 

Acque oligominerali o leggermente mineralizzate: sali non oltre 500 mg/l. Le due categorie raggruppano le acque leggere, diventate di moda negli ultimi anni, perchè si abbina il termine leggero ai cibi leggeri e alla facilità di digestione. La realtà è più semplice, infatti la scarsa presenza di sali rende queste acque adatte al consumo quotidiano, anche in quantità maggiori. Come per le minimamente mineralizzate non esistono controindicazioni all'uso di esse, se assunte nella dose di 1-2 litri al giorno.

Acque minerali: sali tra 500 e 1500 mg/l. L'uso quotidiano di acque minerali con oltre 1000 mg/l. di residuo fisso può portare un eccesso di sali nella dieta, specie per quanto riguarda il Sodio (controindicato per gli ipertesi). Per questo gli esperti consigliano di alternarle con acque oligominerali. Acqua "ricca in sali minerali": sali oltre i 1500 mg/l. Sono sconsigliate per il consumo quotidiano. Di solito si usano a scopo terapeutico per l'elevata presenza di sodio, solfati, potassio, magnesio ed altri sali.


Infine, per la serie “è sempre meglio capire quello che leggiamo”, un paio di informazioni utili sulle complicatissime etichette delle acque minerali. Vediamo l'elenco dei principali dati e come si decifrano.

Data di scadenza. E' libera, in genere per le acque in bottiglia di vetro la durata è di 24 mesi. per quelle in plastica è di 18. Analisi batteriologica e chimica. E' la parte più "difficile".
Sull'etichetta compaiono il nome del laboratorio che ha effettuato l'analisi e l'elenco dei parametri chimici e fisici. Sono informazioni utili per gli addetti ai lavori, per l'aquirente il dato di rilievo è il "residuo fisso a 180° C" che indica il quantitativo dei sali minerali presenti. Anidride carbonica. L'indicazione della sua aggiunta è obbligatoria. Autorizzazione. Ogni azienda riceve dal ministero della Sanità un'autorizzazione numerata per imbottigliare l'acqua di una determinata sorgente.

Gli estremi vanno riportati sull'etichetta insieme alla ragione sociale della ditta imbottigliatrice. Informazioni cliniche. Devono essere preventivamente autorizzate dal ministero della Sanità, che le rilascia solo dopo avere preso visione di un'adeguata documentazione scientifica e farmacologica. Le diciture più diffuse sono: "può avere effetti diuretici" - "può avere effetti lassativi" - "indicata per l'alimentazione dei neonati" - "indicata per la preparazione degli alimenti per i neonati" - "stimola la digestione" - "può favorire le funzioni epatobiliari".


 Articolo scritto dal Dr. Daniele Aprile

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