Le condizioni sono critiche. Siamo in situazione di sovraffollamento. Gli animali vengono tenuti per tutto il periodo della loro vita sulla stessa lettiera, respirano l’ammoniaca che si libera dagli escrementi che loro producono. Hanno uno stato di stress continuo, che deve essere corretto - anche se gli allevatori smentiscono - con la somministrazione di farmaci. Recenti analisi di laboratorio commissionate da Lav e Il Salvagente hanno evidenziato la presenza di residui di antibiotici in 4 polli italiani su 10…
Perché vengono somministrati gli antibiotici e con che frequenza? Gli antibiotici sono la base dell’allevamento intensivo: gli allevamenti intensivi sono storicamente nati nel momento in cui sono stati disponibili grandi quantità di antibiotici. Questi farmaci rendono possibile l’allevamento, altrimenti lo stress, il sovraffollamento, le carenti condizioni igieniche farebbero scoppiare delle malattie. Questi farmaci aumentano la crescita degli animali e contemporaneamente li proteggono da alcune malattie. Nel caso dei virus non servono. Il fatto che l’antibiotico sia somministrato continuativamente, nonostante sia ammesso farlo solo in caso di terapia, è facilmente dimostrabile. Qualche anno fa, ad esempio, ci fu lo scandalo in Gran Bretagna dei polli che venivano rietichettati e venduti anche un mese dopo la reale scadenza. Ebbene, questo fu possibile proprio perché i polli sono pieni di sostanze chimiche che non li fanno “marcire”.
Cosa mangiano i polli italiani negli allevamenti intensivi? Il mangime è principalmente costituito da mais e altri cereali. In più vi sono degli integratori a base di sostanze grasse per favorire la crescita. Anche l’olio esausto, l’olio dai motori delle macchine usato, è ammesso nella dieta dei polli Italiani, che sono considerati come dei “grandi riciclatori”. Molti sottoprodotti sono quindi permessi. Per quanto riguarda mais e soia ogm nei mangimi, non c’è obbligo di etichettatura poi nel pollo. Bisogna dire che chi mangia carne ha una forte possibilità di mangiare proteine geneticamente modificate, proprio perché negli allevamenti non biologici l’uso di mangimi geneticamente modificati è permesso. Illuminazione artificiale che li tiene 24 ore su 24 alla luce e densità di 15-20 polli per metro quadro… Animali così stressati saranno anche più deboli… L’illuminazione artificiale tende a creare un’atmosfera uniformemente “grigiastra” , perché se ci fosse troppa luce sarebbero acuiti i fenomeni di cannibalismo. In queste condizioni la mortalità degli animali è comunque alta, ma il loro valore commerciale è così basso da non preoccupare particolarmente l’allevatore.
Parlare degli allevamenti intensivi italiani come di “bombe batteriologiche” è esagerato? Le definirei piuttosto “bombe ecologiche”: al problema della presenza di batteri si somma il problema delle deiezioni da smaltire, e quindi dell’eutrofizzazione delle acque e della presenza di nitrati nelle falde acquifere. Quale strada intraprendere per migliorare la qualità degli allevamenti e prevenire così epidemie come l’influenza aviaria? Bisognerebbe mangiare meno carne o addirittura smettere di mangiarne. Questa risposta può sembrare un po’ estrema ma rende bene l’idea di come per migliorare il benessere – anche di quelli che vogliono mangiare la carne- sia indispensabile per tutti noi abbassarne i consumi.
Per altre info visiona questo video su youtube https://youtu.be/H5tWxqgUwsM
Paola Magni e Claudio Vigolo
FONTE www.disinformazione.it
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