Quanti sono 8,3 miliardi di tonnellate?Sono la quantità di plastica prodotta ogni anno dall’uomo dal 1950 ad oggi. Solo il 9% è stato riciclato e il 12% bruciato. Questo vuol dire che circa 7 miliardi di bottigliette e contenitori sono diventati immondizia.
8.3 miliardi di tonnellate è diciotto volte il peso della popolazione mondiale, è il peso di un miliardo di elefanti. Questo è quanto che emerge da uno studiocondotto da Roland Geyer, professore di scienza dell’ambiente presso l’Università della California a Santa Barbara assieme a colleghi della University of Georgia e della Sea Education Association. Dice che è stato sorpreso lui stesso dall’enorme quantità di materiale prodotto in un tempo cosi breve.
La cosa ancora peggiore è che la tendenza è in aumento: la maggior parte di questa plastica è stata prodotta negli ultimi 13 anni: fra il 2004 e il 2015 abbiamo prodotto tanta plastica quanto fra il 1950 e il 2004. I primi “prototipi” di plastica vennero commercializzati a partire dall’inizio del ventesimo secolo e si chiamavano Bakelite. Ma è solo dopo la seconda guerra mondiale che ci fu un esplosione dell’uso di questo materiale.
Le stime sono state fatte usando dati sulla produzione globale collegata all’industria della plastica, come per esempio ilmercato della resina o di fibre plastiche, come compilato annualmente da associziazioni del settore.
Dati invece sull’incerimento e sul reciclaggio sono arrivati da agenzie ambientali, come la U.S. Environmental Protection Agency, PlasticsEurope, la Banca Mondiale e i dati ufficiali del governo cinese. Molta di quella plastica finisce in mare: ogni anno fra 5 e 13 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani di tutto il mondo: nessun corpo d’acqua ne è immune. La plastica è uno dei principali manufatti del mondo e la suacrescita pare inarrestabile da 65 anni a questa parte. Si produce solo più cemento e acciaio, ma mentre cemento ed acciaio sono duraturi, la plastica la prendiamo e la buttiamo via. Metà della plastica prodotta diventa immondizia dopo quattro anni dalla produzione.
E, ovviamente, tutto ciò che rende la plastica desiderabile – durabilità e flessibilità – la rendono anche difficile da degradare o da assimilare da parte della natura. In mancanza di una strategia per la sua degradazione è come se essenzialmente stessimo facendo un grande esperimento su questa terra: mettere in circolazione milioni e milioni di oggetti che la natura non sa come gestire, modificando tutti gli equilibri di sistemi terrestri e acquatici. E cosi abbiamo uccelli con plastica in corpo, o scenari futuri in cui ci saranno più pezzi di plastica in mare che pesci. Secondo Geyer il problema parte a monde:imballaggi fuori controllo, mancanza di riuso, cultura dell’usa e getta.
Ma la plastica è anche in posti dove non pensiamo: in fibre usate per vestiti, come il nylon che è in continuo aumento. Come sempre, tutto parte da noi, dal consumatore che “chiede” tutte queste comodità e che non si rende conto che la bottiglietta di plastica di una persona, moltiplicata per sette miliardi di persone, fa sette miliardi di bottigliette di plastica.
E mentre noi parliamo, la plastica è arrivata fino in Artico, su isole remote del Pacifico non abitate dall’uomo, e in mezzo agli oceani. Sta a ciascuno di noi salvare quella bottiglietta e diventare piccoli attivisti, di modo che anche gli altri salvino le loro.
Articolo tratto dal blog ufficiale di Maria Rita D’Orsogna
Via dolcevitaonline.it
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