Secondo una ricerca del CNR, il 63% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni, già giocatori, acquista “gratta e vinci”. Guida Acquisti ha condotto un’inchiesta scoprendo che in Italia i giocatori d’azzardo compulsivi sono circa 700mila. E molti “grattano”.
Infatti, i Gratta e Vinci sono 
secondi solo alle video-slot. Ma c’è un fatto allarmante… non ci sono 
dati precisi. Tanto che le associazioni che curano il problema 
vorrebbero un osservatorio ad hoc.
 
Possibilità di mettere a segno il colpo grosso 
praticamente pari allo zero. Possibilità di ripagarsi almeno il costo 
della giocata che si collocano tra il 18 e il 35%. Chissà se l’universo 
delle lotterie istantanee, i cosiddetti “Gratta e Vinci”, continuerebbe a
 proliferare senza sosta se gli italiani mettessero a fuoco queste 
percentuali certo non incoraggianti. Del resto la pressante pubblicità 
dei concessionari, la sete continua di incassi da parte dello Stato e la
 voglia di cercare fortuna “spingono” da tempo un settore in cui, però, 
le prospettive di vittoria sono a dir poco risicate. Gli esempi si 
sprecano. Basti dire che attualmente in Italia esistono ben 46 tipologie
 diverse di “Gratta e Vinci”. Segno inconfutabile di come questo tipo di
 gioco “tiri”. Ma quante chance si hanno di vincere? 
E qui viene il bello, perché in media, secondo quanto è riportato sul 
sito dell’Aams (Monopoli di Stato), si tratta di una possibilità ogni 
3,6 biglietti venduti. Rapporto vero, ma basato soprattutto sui premi 
delle dimensioni economiche più piccole, quelli che in pratica 
consentono giusto di ripagarsi il costo della giocata. I primi premi, 
invece, sono un’autentica chimera.
 
Minorenni (giocatori) d’azzardo
 
Vuoi perdere facile? Gioca con i gratta e vinci. Sono considerati i meno
 “insidiosi”; non percepiti nemmeno come giochi d’azzardo (sebbene il 
termine tecnico sarebbe “lotteria istantanea”) e spopolano tra i 
giovanissimi proprio perché non visti come un “pericolo” dai gestori di 
bar e tabaccherie. Lo conferma una ricerca del Cnr che afferma che il 
63% dei ragazzi già giocatori tra i 15 e 19 anni giocano con i gratta e 
vinci.
 
Una percentuale altissima. Inoltre, se la spesa pro capite per gli 
apparecchi elettronici è superiore ad ogni altra forma di gioco e 
raccoglie oltre la metà della spesa complessiva per gioco d’azzardo in 
Italia, il gratta e vinci si colloca come seconda voce di “spesa”, con 
un totale del 12.7% della raccolta.
Innanzitutto, va sempre ricordata una regola ferrea, valida sia nei 
casinò di Las Vegas che nella tabaccheria di quartiere: è sempre il 
banco che vince. In questo caso il banco sono lo Stato, le aziende 
concessionarie e i gestori. Stando ai dati forniti dal Monopolio nel 
2010 gli incassi complessivi delle lotterie sono stati di 9,37 miliardi 
di euro, in lieve regresso rispetto all’anno precedente; mentre nel 2011
 l’incasso complessivo del gioco d’azzardo è stato di ben 79.9 milardi.
 
«Innanzitutto – spiega Graziano Bellio, presidente dell’Alea, 
associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a 
rischio – va detto che il gratta e vinci è un gioco d’azzardo in piena 
regola e che è anche piuttosto pericoloso perché parecchi soggetti 
presentano un rapporto problematico proprio nei confronti dei 
“grattini”.
 
Inoltre, è sottovalutato: ci sono perfino dei genitori o nonni che 
acquistano i biglietti per farli grattare ai figlioletti o nipotini. Il 
Gratta e Vinci è il più giocato dai minorenni proprio perché i gestori 
acconsentono alla loro vendita mentre sono più restii ad acconsentire a 
forme di azzardo come le slot-machine. 
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I Gratta e Vinci – prosegue – sono spesso acquistati anche come “azzardo
 secondario” da parte di giocatori problematici che spendono molto alle 
slot. Anche questi soggetti spesso li sottovalutano. Possono dire per 
esempio che si sono rovinati con le slot e che si, comperano i 
biglietti, ma non se ne sentono schiavi. In seguito però si scopre che 
la spesa per queste lotterie istantanee è comunque rilevante».
 
Tutte le lotterie nel corso del 2011 hanno raccolto denaro pari a 10.2 
miliardi di euro su un totale di 79,9 miliardi di fatturato complessivo.
 «Le vincite al Gratta e Vinci – precisa il presidente di Alea – sono 
abbastanza frequenti, ma del tutto irrisorie: spesso infatti si limitano
 a restituire il denaro speso per l’acquisto del biglietto, quindi non 
rappresentando una vera vincita. Il giocatore quindi è indotto a 
pensare:
 
che vincere è facile, equiparando psicologicamente la facilità di aver 
ottenuto un rimborso al fatto di ricevere una vincita significativa;
 
che vale la pena insistere;
 
che il valore ricevuto dalla “vincita” non valga la pena conservarlo, ma
 piuttosto “reinvestirlo” nell’acquisto di nuovi biglietti.
 
Non corrisponde al vero il fatto che la spesa nel Gratta e Vinci sia 
minore rispetto ad altri giochi: ci sono biglietti da 10 o 20 euro. Il 
problema sta nel fatto che la rapidità del gioco (cioè i pochi secondi 
che passano tra l’acquisto e l’esito ottenuto grattando) può indurre la 
ripetizione dell’acquisto».
 
Non esistono ancora dati precisi, occorre più trasparenza
 
Bellio, che cura proprio giocatori compulsivi, afferma: «Non si ritiene 
che il Gratta e Vinci rappresenti una forma attenuata di gioco 
d’azzardo. La spesa pro-capite per gli apparecchi elettronici è 
superiore ad ogni altra forma di gioco e raccoglie oltre la metà della 
spesa complessiva per gioco d’azzardo in Italia. Il Gratta e Vinci si 
colloca come seconda, con un totale del 12,7% della raccolta.
 
Quando si parla di gioco patologico, non c’è la percezione da parte 
degli operatori che lavorano sul campo che i giocatori problematici che 
acquistano i biglietti del Gratta e Vinci spendano meno, siano meno 
gravi o abbiano minori problemi rispetto agli altri: dipende anche da 
differenti fattori più che dal gioco in sé».
 
Un problema è che non esistono dati “scorporati”. Ovvero: non sono 
ancora state fatte delle analisi precise del gioco compulsivo. «A 
livello di esperienza personale – spiega il medico psichiatra, direttore
 del dipartimento per le dipendenze della ussl di Castelfranco Veneto –,
 i giocatori compulsivi di Gratta e Vinci che ho seguito possono 
spendere molte centinaia di euro al mese. Tra i dati ufficiali (che non 
riguardano il gioco compulsivo, ma il giro d’affari totale), il dato 
sulla spesa totale per il Gratta e Vinci è mescolato con quello di tutte
 le altre lotterie: si sa che il Gratta e Vinci è di gran lunga la 
principale voce di spesa, ma l’AAMS non comunica l’ammontare per il solo
 Gratta e Vinci. Inoltre, ancor più difficile, si dovrebbe avere il 
numero dei giocatori che acquistano biglietti e tra questi di quelli 
compulsivi. Questi dati non ci sono.
 
Il Gratta e Vinci è diffusamente acquistato in modo rilevante anche da 
chi sviluppa problemi su altri giochi, per esempio le slot. Una cosa 
appare chiara: nel settore giochi non c’è una trasparenza totale. 
Avremmo bisogno che l’AAMS, sia direttamente che attraverso i 
concessionari, fornisse maggiori dettagli. Esiste anche il settore del 
gratta e vinci online. Quale sia la sua rilevanza non compare sui dati 
messi a disposizione da AAMS. C’è necessità di più ricerca indipendente e
 di maggiore trasparenza. Data la rilevanza del settore giochi per lo 
Stato, sarebbe necessario un osservatorio ad hoc».
 
Come sono redistribuiti gli introiti del Gratta e Vinci
 
Un aiuto può darlo, per un consumo consapevole, sapere come “funzionano”
 i gratta e vinci e perché sono un investimento poco vantaggioso. Lo 
Stato ha affidato alla società privata, Lottomatica, la concessione per 
quanto riguarda la loro produzione e distribuzione. Ogni serie di gratta
 e vinci delle varie tipologie in commercio viene prodotta per lotti 
(primo, secondo, terzo, ect.). Mettiamo che il primo lotto sia di 
3milioni di biglietti che costano 5 euro l’uno. Basta una semplice 
moltiplicazione per capire che Lottomatica incasserà 15milioni di euro.
 
Bene, di questi 15miloni il 70% viene ridistribuito ai giocatori, circa 
10milioni di euro. 
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Lottomatica incassa quindi 5milioni di euro. 
Interessante è però vedere come avviene la distribuzione delle vincite. 
Si stampa un numero limitatissimo di biglietti milionari, massimo 4 o 5,
 da 500mila euro a 2 milioni di euro circa (specchietti per le allodole 
per i giocatori) e alcuni biglietti la cui vincita varia dai 5 ai 50 
euro, moltissimi biglietti con vincita nulla. Dei 5 milioni rimanenti a 
Lottomatica, una parte verrà impiegata per coprire le spese 
pubblicitarie e di distribuzione, un’altra verrà versata all’erario e il
 resto incassata. Ma noi stiamo parlando di un solo lotto di biglietti, 
immaginate questo moltiplicato per decine e decine di lotti. Non a caso 
lo Stato raccoglie in media 10miliardi di euro all’anno solo con i 
gratta e vinci.
 
Ovviamente, al consumatore interessano le probabilità di vittoria. 
Abbiamo detto che su tre milioni di biglietti venduti i premi da 
500mila-2mila euro sono solo in 4 biglietti per lotto (in genere i più 
costosi, quelli da 20 euro) quindi le probabilità che un giocatore ha di
 trovare il tagliando milionario è una su 750mila. Bassissima. In 
pratica non “si può vincere facile”. Anzi. Secondo gli esperti di giochi
 d’azzardo il gratta e vinci è quello che dà minore possibilità di 
vittoria rispetto ad altri giochi.
 
Il cosiddetto payout, ovvero la percentuale di denaro ridistribuita ai 
giocatori, varia dal 50% al 75% a seconda del tipo del biglietto (più è 
caro il tipo di biglietto, più alto è il payout), minore rispetto agli 
altri giochi da bar, comprese le video-slots e il Superenalotto. Quindi,
 se un tagliando costa solo 2 euro, la possibilità di essere un turista 
per sempre (ultima trovata) è veramente bassa. 
Ma perché vengono stampati così pochi biglietti che fanno vincere grosse cifre e non c’è una ridistribuzione più “a pioggia”?
 Perché altrimenti il consumatore non sarebbe invogliato a giocare (ogni
 gioco d’azzardo deve promettere di “cambiare la vita”).
 
La trappola psicologica delle micro vincite
 
Vengono emessi molti tagliandi con lo stesso premio del prezzo del 
gratta e vinci. Un consumatore spende 2 euro per comprarne uno, rivince 
la stessa somma, gli sembrerà automatico acquistarne un altro allo 
stesso prezzo per tentare di nuovo la sorte a un costo che “percepirà” 
come quasi nullo. E in genere la seconda volta non vince proprio nulla. 
Quindi tenterà, sfidato, di nuovo la dea bendata, proverà delle 
emozioni, avrà la sensazione di poter controllare il suo destino, e da 
lì inizia (ma non è una regola valida per tutti) la dipendenza.
 
Poi c’è l’assuefazione, il voler attendere, aumentando sempre la 
“puntata”, il biglietto milionario. E dire che basterebbe, se proprio si
 vuole tentare la sorte, farlo con intelligenza e una volta ogni tanto. 
Spendendo un po’ di più. Come dicevano, i gratta e vinci con la 
possibilità maggiore di vincita sono quelli più costosi. Se si guardano 
le statistiche sarebbe meglio comprare solo un tagliando da 20 euro e 
non 10 biglietti da 2.
 
Un gioco per massaie, anziani e ragazzini… indifesi
 
Oltre che “giovane”, è un gioco tipicamente “femminile”. Lo afferma lo 
psicologo e psicoterapeuta specializzato in dipendenze Roberto 
Cavaliere: «I gratta e vinci fanno parte di tutte le dipendenze da 
gioco, diciamo che stanno nello scalino più basso, ma sempre dipendenze 
sono – spiega –. C’è l’aspetto compulsivo di “assunzione della dose”, in
 gergo tecnico chiamato carving che è più insidioso.
 
Perché le altre forme di gioco richiedono un “accesso” più complesso. 
Bisogna recarsi in un bar e sedersi a una video-slot, quindi essere 
etichettati socialmente come giocatori, oppure andare in una bisca, 
luogo di non facile ingresso, o recarsi in luoghi dedicati, altro 
segnale sociale che stigmatizza. Per questo i gratta e vinci sono un 
gioco molto “femminili”, compiuti da donne, infatti non c’è “stigma” 
sociale su di loro, chi li compra, anche i giocatori compulsivi, non si 
sentono giocatori d’azzardo».
 
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Ma quali sono le componenti comuni con gli altri giochi? «C’è sempre il 
fattore adrenalinico, infatti, se ne possono comprare serie da dieci e 
giocare con la stessa compulsività con cui si schiaccia il tasto di una 
video-slot e si ha la sensazione di poter controllare ciò che accade, 
che la vittoria dipenda dalle nostre abilità.
 
Che siano l’intelligenza d’aver capito come funziona il meccanismo, 
quindi aver compreso quando s’incontrerà il biglietto milionario, oppure
 la tenacia. Il giocatore d’azzardo pensa sempre di poter controllare la
 situazione grazie alla sua volontà. C’è l’emozione di sfidare il 
destino e di sentirsi in grado di poterlo fare». Ovviamente “sotto” c’è 
dell’altro.
 
Diventare giocatori compulsivi è semplice, uscirne molto meno
 
Chi è affetto da Gap, Gioco d’azzardo compulsivo, in genere soffre di 
disturbi dell’affettività gravi, autolesionismo e forme di 
disadattamento dalla realtà. Lo afferma una recente ricerca 
universitaria sovvenzionata dalla Regione Toscana.
 
Ma come ci si cura? Oltre a rivolgersi a specialisti delle dipendenze 
compulsive, i giochi d’azzardo reiterati come quelli con le video-slots e
 i gratta e vinci sono considerati una “ludopatia”, parte delle “nuove 
dipendenze” e curate da specialisti appositi negli SerD (Servizi per le 
Dipendenze) presenti in tutti i distretti sanitari. In Italia si stima 
che i giocatori patologici siano circa 700mila. L’unico è rivolgersi 
appunto a specialisti, o ex Sert, oppure ad associazioni come la And 
(Azzardo e nuove dipendenze) o a gruppi di automutuoaiuto come Giocatori
 Anonimi. 

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