La scienziata dell’Università di Lancaster Sarah Allinson, esperta di cancro della pelle, ha spiegato che dopo i mesi di clausura e lockdown è fondamentale prestare particolare attenzione al tempo trascorso al sole e di prendere tutte le precauzioni del caso.I raggi ultravioletti possono infatti danneggiare il DNA delle cellule e innescare i tumori. Ecco i consigli della ricercatrice.
Tra i tumori sempre più diffusi vi sono quelli della pelle,
la cui incidenza, anche in Italia, negli ultimi anni sta subendo un
significativo aumento. Che si tratti del più aggressivo e pericoloso melanoma
maligno o dei più comuni carcinoma basocellulare della cute e carcinoma cutaneo
a cellule squamose, le diagnosi continuano a crescere anno dopo anno, in
particolar modo tra gli uomini. A catalizzare il rischio di cancro della pelle
vi è l'esposizione al sole, i cui raggi ultravioletti (UV), oltre a favorire
l'invecchiamento della pelle, possono essere assorbiti dal DNA delle cellule e
danneggiarlo, innescando mutazioni e alterazioni genetiche. Se gli efficienti
meccanismi di riparazione o eliminazione cellulare non funzionano, queste
cellule mutate possono farci ammalare di cancro. Tale rischio è particolarmente
elevato nei Paesi con tassi elevati di radiazione ultravioletta – come ad
esempio quelli affacciati sul Mediterraneo – e per le persone che hanno
determinate caratteristiche genetiche e fenotipiche. Dopo mesi di restrizioni e
lockdown più o meno incisivi a causa della pandemia, la situazione è in netto
miglioramento e la bella stagione sta per entrare nel vivo; in molti, spinti
dal desiderio di ritorno alla vita e alla normalità, potrebbero trascorrere al
sole molto più tempo di quanto raccomandato e senza le opportune cautele, non
curandosi dei potenziali rischi.
A lanciare l'allarme sui danni causati dall'eccessiva
esposizione alla radiazione ultravioletta è la professoressa Sarah Allinson,
scienziata specializza in ricerca sul cancro della pelle della Divisione di
Scienze Biomediche e Scienze della Vita dell'Università di Lancaster (Regno
Unito). La ricercatrice in un articolo su The Conversation ha spiegato quali
sono i meccanismi biologici innescati dai raggi UV in grado di scatenare i
tumori e quali sono le precauzioni da prendere per ridurre al minimo i rischi.
Innanzitutto, spiega la professoressa Allinson, quando i raggi ultravioletti
iniziano a danneggiare il DNA delle cellule epidermiche si attivano risposte
molecolari che spingono i melanociti a produrre più pigmento (melanina) per
proteggere la pelle da ulteriori danni. In parole semplici, sottolinea la
scienziata, l'abbronzatura che tanto ci piace in estate – e non solo,
considerando la passione di molti per i lettini abbronzanti – non è altro che
un “segnale della pelle danneggiata”. L'abbronzatura fornisce un fattore di
protezione solare (Sun Protection Factor – SPF) equivalente al livello 4,
quindi piuttosto blando e permette ancora di “bruciarsi”.
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