W. Gregory fece il primo studio dettagliato di questa meraviglia della natura. Gregory capì che questa enorme fossa non era stata formata dall’erosione dell’acqua e del vento, ma “dallo sprofondamento in massa delle rocce, mentre il terreno circostante rimaneva fermo”.
Chiamò questa enorme frattura della superficie terrestre “Great Rift Valley”. Ancor oggi gli scienziati non comprendono del tutto le forze sotterranee che migliaia di anni fa diedero origine a questa fossa. Nondimeno, non si può che rimanere affascinati dalla sua grande varietà. La sezione africana della Great Rift Valley, che inizia in Etiopia, comprende una delle regioni più inospitali della terra, la Dancalia (nota anche come “triangolo degli afar”).
Questo enorme bacino di sale è una zona desertica che confina con il Mar Rosso e si estende per 150.000 chilometri quadrati. Qui la terra è sprofondata 120 metri sotto il livello del mare. La temperatura può raggiungere i 54°C. Da lì la fossa tettonica sale nell’altopiano etiopico, ben 1.800 metri sopra il livello del mare, dove il clima è fresco e ci sono montagne che raggiungono i 4.300 metri. Fitte foreste pluviali coprono le pendici di questi fertili altipiani, alimentando numerosi fiumi, come il Nilo Azzurro. Proseguendo verso sud, il ramo orientale della fossa tettonica continua a salire e a scendere in maniera spettacolare. Lungo tutta la Great Rift Valley ci sono cime vulcaniche di varie forme e grandezze, come pure fosse tettoniche più piccole che si diramano dalla principale. Nel ramo occidentale l’attività vulcanica ha formato le catene montuose del Ruwenzori e dei monti Virunga, che si trovano a cavallo dei confini di Ruanda, Zaire e Uganda. Alcune cime mostrano ancora segni di attività geotermica, e di tanto in tanto eruttano fumo e lava incandescente. Non lontano dal ramo orientale, antiche cime vulcaniche come il monte Kenya e il Kilimangiaro sono così alte che nonostante il torrido sole equatoriale sono incappucciate di neve. Lungo tutta la Great Rift Valley si trovano anche sorgenti termali da cui escono gorgogliando vapore e acqua surriscaldata, a riprova del tumulto che ancora esiste in profondità sotto la superficie terrestre.
Solo alcuni dei laghi che si trovano lungo il ramo orientale della Great Rift Valley hanno acqua dolce. Uno di questi è il lago Naivasha, in Kenya. Situato a 1.870 metri sopra il livello del mare, le sue acque cristalline ospitano molte varietà di pesci nonché branchi di ippopotami che si crogiolano al sole. Lungo le rive ci sono rigogliose distese di papiro e di piante acquatiche, dove vivono oltre 400 specie diverse di uccelli colorati. Sullo sfondo delle acacie gialle e delle catene montuose che lo circondano, il lago Naivasha offre uno spettacolo stupendo. In mezzo al sistema della fossa tettonica c’è il secondo lago d’acqua dolce del mondo in ordine di grandezza: il lago Vittoria. Questo lago, le cui acque bagnano le sponde di Kenya, Uganda e Tanzania, è uno dei bacini sorgentiferi del Nilo. Più a sud, le acque del lago Tanganica raggiungono una profondità di 1.440 metri. Si tratta del secondo lago del mondo per profondità. Una grande varietà di animali La porzione della Rift Valley che si trova nell’Africa orientale provvede sostentamento a una grande varietà di animali.
Tra i grandi mammiferi che vagano liberi nelle sue vaste pianure ci sono bufali, giraffe, rinoceronti ed elefanti. Nelle regioni aride si possono avvistare zebre, orici e struzzi. Antilopi aggraziate spiccano alti balzi mentre corrono nella savana. Felini dal manto maculato, come il leopardo e il ghepardo, cacciano nelle pianure, e spesso nel buio della notte risuona il maestoso ruggito del leone. In alto sulla catena dei monti Virunga vive il gorilla di montagna, una specie ormai rara. Molto più in basso, nel fondovalle, gruppi di babbuini si spostano lentamente sul terreno accidentato, in cerca di insetti, semi e scorpioni. In alto nel cielo si librano possenti aquile e avvoltoi dall’apertura alare enorme, sfruttando le correnti ascendenti di aria calda. Tra gli arbusti spinosi della pianura vivono uccelli multicolori: turaci, barbuti, bucorvi e pappagalli. Lucertole di ogni forma, dimensione e colore fuggono rapidamente, come se avessero il fuoco sotto le zampe. I nomadi della Rift Valley Nella parte della Rift Valley che attraversa l’Africa orientale vivono molte tribù di nomadi dediti alla pastorizia. Si tratta di una razza robusta, dal passo lungo tipico dei nomadi africani. Nelle regioni in cui piove poco, interi villaggi spesso raccolgono le proprie cose e se ne vanno in cerca di nuovi pascoli per il loro bestiame. Senza passaporti né visti, attraversano liberamente i confini nazionali non segnalati e sembrano indifferenti al progresso esterno e agli altri modi di vivere. In queste zone remote la vita scorre lenta. Il tempo è scandito dal sorgere e dal tramontare del sole. La ricchezza si misura dal numero di cammelli, capre, mucche o pecore che si possiedono, o dal numero di bambini che si hanno.
Le abitazioni sono costruite in maniera semplice ma ingegnosa. Prima si forma una struttura a cupola piegando e legando insieme rami di alberi. Poi la superficie esterna viene coperta con erba intrecciata, con pelli di animale o con fango misto a sterco bovino. Tali abitazioni spesso comprendono un focolare per cucinare, un piccolo recinto per gli animali domestici e un letto che può consistere semplicemente in una pelle di animale. Il fumo prodotto dal focolare riempie la casa, tenendo lontane mosche e zanzare. Spesso un villaggio o un gruppo familiare costruisce le proprie piccole capanne emisferiche intorno a uno spiazzo circolare e le circonda di una fitta barriera di rami spinosi per proteggere il bestiame dagli animali selvatici durante la notte. Lungo tutta la Great Rift Valley vivono persone molto diverse fra loro per aspetto, lingua e abitudini, a seconda della tribù di appartenenza e della posizione geografica. Anche le credenze religiose variano moltissimo. Alcuni hanno abbracciato l’Islam; altri si dicono cristiani. In anni recenti molte zone remote hanno cominciato ad avere contatti con l’esterno attraverso programmi che provvedono istruzione e assistenza medica.
FONTE: AWAKE
PHOTOS : GEOLOGY.COM
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