Consiglio Medico Svizzero vuole abolire lo screening mammografico per questo motivo

Nel gennaio del 2013, il Medical Board Svizzero accennò di voler preparare una revisione dello screening mammografico. La commissione medica comprendeva uno specialista in etica medica, un epidemiologo clinico, un farmacologo clinico, un chirurgo oncologico, un infermiere scientifico, un avvocato e un economista sanitario.
Nel “New England Journal of Medicine”, due membri della commissione – Nikola Biller Andorno M.D e Peter Juni M.D, condivisero le loro prospettive, affermando: “Da quando abbiamo intrapreso il progetto, siamo consapevoli delle polemiche intorno allo screening mammografico degli ultimi 10-15 anni. Quando abbiamo ricevuto le prove evidenti abbiamo riscontrato in dettaglio le sue implicazioni, tuttavia abbiamo cominciato a preoccuparci sempre di più”. Il danno delle sovradiagnosi I dottori rimasero sbigottiti dall’aver trovato una così scarsa evidenza nel dimostrare che i benefici dello screening mammografico superassero i danni. “La riduzione del rischio di mortalità da cancro al seno del circa il 20% associato alla mammografia comporta una serie notevole di diagnosi, con mammografie ripetute, un susseguirsi di biopsie, e sovradiagnosi del cancro al seno che non sarebbero mai diventate clinicamente evidenti.” Secondo uno studio del “Canadian National Breast Screening”, condotto in un periodo di 25 anni, 106 di 484 screening erano sovradiagnosticati, arrivando al 21.9%. I dottori della commissione medica affermarono: “Questo significa che a 106 delle 44.925 donne in salute è stato diagnosticato il cancro e che sono state curate inutilmente con interventi chirurgici inutili, radioterapie, chemioterapie o altre terapie”. I benefici sono ampiamente sopravvalutati Un altro studio, che ha coinvolto più di 600.000 donne, non ha mostrato nessuna evidenza sugli effetti negativi dello screening mammografico, e ha sollevato diverse domande circa i benefici della mammografia.


 

Un sondaggio ha rivelato che il 71,5% delle donne afferma di credere che la mammografia ha ridotto il rischio di morte per il cancro al seno, e il 72,1% ritiene che almeno 80 decessi potrebbero essere evitati per ogni 1000 donne sottoposte allo screening. Ecco i numeri attuali La mammografia fornisce una riduzione del rischio di cancro al seno del 20%, e un decesso può essere impedito per ogni 1000 donne sottoposte a screening. Il consiglio medico svizzero ha espresso la sua preoccupazione per l’allarmante differenza nei numeri. I componenti si chiedevano come le donne potessero prendere una decisione consapevole se sopravvalutano i benefici della mammografia. Il loro rapporto è stato reso pubblico il 2 febbraio 2014. Essi hanno riconosciuto che non vi era nessuna prova che dimostrava gli effetti dannosi dello screening. Diamo un’occhiata ai valori (Per ogni morte da cancro al seno prevenuta negli Stati Uniti, su un percorso di 10 anni di screening annuale con inizio a 50 anni di età): 490 su 670 hanno effettuato una mammografia ripetutamente non necessaria; 70 su 100 donne hanno dovuto sottoporsi ad una biopsia inutile; A 3 su 14 donne è stato sovradiagnosticato un cancro al seno che non sarebbe mai diventato clinicamente apparente.

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Raccomandazioni finali

Il consiglio medico svizzero raccomanda di non introdurre alcun nuovo tipo di programma relativo allo screening mammografico e di fissare un limite di tempo sui programmi esistenti. Inoltre, hanno dichiarato che la qualità di ogni singola forma di screening mammografico dovrà essere valutata, e che alle donne dovranno essere fornite delle chiare informazioni sia sui benefici che sui danni dell’esame. Le raccomandazioni del consiglio medico svizzero non sono giuridicamente vincolate, ma numerosi medici svizzeri del campo non si sono trovati d’accordo con le informazioni espresse nel rapporto. Secondo i medici del consiglio: “Uno degli argomenti principali utilizzati contro il nostro studio è che contraddiceva il consenso globale dei maggiori esperti del campo…un altro argomento era che il rapporto confonde le donne, ma ci chiediamo come evitare di confonderle visto le prove a disposizione.”


FONTE  
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